
COME COMPORRE UN IMPIANTO
STEREOFONICO
L’esperienza di Cesare
A parte il vil denaro, che
condiziona l’acquisizione dell’agognato sistema destinato a riprodurre musica,
occorre stabilire da che parte iniziare.
Alcuni scelgono, come
prima cosa, la sorgente, altri l’amplificazione, altri i diffusori. Questi
ultimi non sono lontani dalla giusta soluzione.
Per quanto mi riguarda,
alla luce di oltre quarant’anni di esperienza, sostengo che l’elemento che deve
condizionare la scelta di tutti i componenti è il penultimo anello della catena
audio; e cioè l’ambiente d‘ascolto. Penultimo? Sì, perché l’ultimo è il
cervello (ma di questo si parlerà in altra occasione, se ci sarà tempo e modo)
cervello che, purtroppo, non si può scegliere, ma di cui è necessario, alla fin
fine, tener conto.
Dunque, l’ambiente
d’ascolto. Esso, in base alle dimensioni, alla forma, all’arredamento presente,
allo spazio che si può dedicare al posizionamento dei diffusori, determina la
scelta di questi ultimi.
Faccio alcuni rapidi
esempi. Sanza piccola? I mini diffusori da piedistallo sono una scelta quasi
obbligata. Infatti, normalmente, i diffusori da pavimento richiedono spazi
ampi, per evitare eccessiva vicinanza alla pareti di fondo e/o laterali e
riflessioni perniciose. Per altro, anche alcuni mini diffusori richiedono spazi
non trascurabili: ad esempio, le Minima della Sonus Faber vogliono circa un
metro e mezzo dalle pareti laterali.
Ambiente riflettente o
poco assorbente? Occorre privilegiare i diffusori a sospensione pneumatica
(aimè, ormai sono ben pochi, ma ce ne sono).
Poco
spazio disponibile alle spalle dei diffusori? Evitare le casse col tubo del
reflex posteriore.
Dunque, individuati i
diffusori adatti alla stanza, l’impedenza, l’efficienza, la propensione ad
un’emissione freddina o calda, si potrà determinare quale amplificazione sia
più adatta: valvole? stato solido? quanti watt? capacità di erogare
corrente?
Una volta determinato il
binomio diffusori-amplificazione, non resta che scegliere la sorgente. E’ bene
non lesinare sulla qualità di questa, poiché è l’elemento che, più degli altri,
determina la qualità dell’emissione musicale.
Infine, il budget. Questo
determina il livello complessivo della catena che si vuol mettere insieme.
Se si dispone di budget
consistente o notevole, quanto in là è bene spingersi?
Alla luce della personale esperienza
maturata, spesso mi sono chiesto: se disponessi di un budget illimitato e di
una stanza adeguata, comporrei una catena di livello pari o superiore a quella
che possiedo? E la risposta, specialmente negli ultimi tempi, è stata “no”.
Forse, con l’età, è arrivato anche un briciolo di saggezza.
Forse non sono soddisfatto
del mio impianto? tutt’altro; il risultato ha superato le mie più rosee
aspettative. Ma il punto è un altro: valeva la pena in termini di denaro e
fatica? Ed, inoltre, l’ascolto non può mei essere, diciamo così, disimpegnato; vale a dire che non posso
dedicarmi ad altro mentre ascolto musica. Se abbasso il volume, dopo un po’ mi
sento indotto ad alzarlo. E’ un impianto che non consente distrazioni; ti
prende e cattura totalmente la tua attenzione.
Dunque, predico bene e
razzolo male? In verità la situazione sopra descritta non è dipesa da me se non
in minima parte. Il fatto è che la mia passione nacque negli anni bui all’alta
fedeltà: riviste che osannavano (per ovvi interessi) tutti gli apparecchi che
provavano (anche quelli che suonavano male) e che non trattavano per nulla il
problema degli abbinamenti o degli ambienti d’ascolto; qualità media dei
prodotti disponibili sul mercato non esaltante (tranne, ovviamene, le
eccezioni). Per cui, dopo una ventina d’anni di cambiamenti e sostituzioni, mi
ritrovai con un impianto costoso e dal suono non esaltante. Così, preso qualche
spunto dagli articoli di qualche recensore più attendibile (le riviste
specializzate hanno avuto un periodo di sufficiente obiettività), ho fatto di
testa mia e dopo, soprattutto, ho dedicato un tempo infinito alla messa a punto
di ciò che avevo scelto. Ovviamente, non potevo scendere di livello: avete mai
provato a proporre di permutare una costosa amplificazione a due telai con un
integrato, magari di pochi watt? Se il venditore non vi manda a quel paese, è
solo per educazione.
Dunque, alla fine, chi non
si accontenta di un coordinato di basso prezzo, acquistato presso i grandi
magazzini perché non ha maggiori esigenze o perché (e questo è triste) non può
permettersi nulla di meglio, deve essere disponibile ad avere una pazienza
infinita, sapere che va posta attenzione
ai cavi, alle spine, alle prese di corrente (anche quelle commerciali, come
quelle che uso io), evitare di scoraggiarsi e ricordare che tutti gli audiofili
dispongono di un efficacissimo equalizzatore che, per giunta, è gratuito: il
posizionamento dei diffusori.
E’ essenziale ricordare
che più alto è il livello dell’impianto, più spinta è la sua analiticità (cose
che, solitamente, vanno di pari passo), maggiore è la difficoltà di messa a
punto, che deve tener conto di un numero enorme di variabili. Anche su questo
argomento, se possibile, si parlerà.
Detto questo, è bene anche
rammentare che un impianto ben suonante non è una cosa che si può semplicemente
comprare e voilà, è fatta:, è, invece, frutto di lavoro, di pazienti ascolti, di
tenacia, di sudore e sangue. In parole povere, è una conquista.
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